Codacons denuncia Meta a causa di pratiche legalmente scorrette: si necessita la sospensione del servizio, o quantomeno la sua diffusione.
Ci siamo fidati. Anche troppo. E adesso WhatsApp non è più quella che ricordavamo. Da app semplice e rassicurante, quella con l’icona verde e il messaggio ‘crittografato’, è diventata piano piano qualcos’altro. Non è più solo una chat per scambiare due foto e un vocale: è un pezzo del sistema Meta, e questo, da un po’, si inizia a sentire.

Aggiornamenti che arrivano con una certa frequenza, intelligenze artificiali che spuntano nelle conversazioni, funzioni che si attivano da sole. E la domanda sorge spontanea: quando abbiamo detto ‘sì’? E soprattutto: a cosa abbiamo detto sì?
Ora qualcuno ha deciso di alzare la voce. E non parliamo di semplici lamentele online. WhatsApp è finita ufficialmente sotto accusa, e Meta – per una volta – non può far finta di niente.
Il Codacons denuncia Meta: “Intelligenza artificiale attivata senza consenso”
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata con l’introduzione della nuova funzione AI su WhatsApp. Una novità apparentemente innocua, che però si sarebbe attivata in automatico, senza informare adeguatamente gli utenti e, soprattutto, senza richiedere alcun consenso esplicito.

Secondo il Codacons, questa mossa rappresenta una violazione delle normative sulla privacy e una possibile pratica commerciale scorretta. Così, l’associazione ha deciso di passare all’azione, presentando un esposto all’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato e al Garante per la protezione dei dati personali. L’obiettivo sostanziale è quello di bloccare l’uso dell’intelligenza artificiale finché non saranno garantiti diritti e trasparenza per tutti gli utenti.
Perché il punto più delicato riguarda proprio la mancanza di consapevolezza. La funzione AI è stata introdotta mentre l’app continuava ad aggiornarsi, ma molti utenti non ne sapevano nulla. Né notifiche chiare, né istruzioni, né un modo semplice per rifiutare o disattivare la novità. E questo, secondo il Codacons, non è solo scorretto: è potenzialmente illegale.
Meta, dal canto suo, ha sempre dichiarato di operare nel pieno rispetto della normativa europea, ma i dubbi restano, e non sono pochi. Perché se un’intelligenza artificiale può accedere ai contenuti delle nostre chat, anche solo per ‘apprendere’ o suggerire risposte, allora serve più di una generica informativa. Serve chiarezza. Serve il consenso.
Se i dati vengono utilizzati per affinare le pubblicità e i contenuti sui social network, questo non farebbe altro che modellare ulteriormente le abitudini d’acquisto del consumatore medio. Non si parla più di marketing, ma di manipolazione.
E ora tutto passa nelle mani delle autorità italiane. WhatsApp dovrà dimostrare di non aver forzato la mano. E Meta, per una volta, potrebbe dover fare un passo indietro.