Tutti gli aggiornamenti per TFR/TFS, cosa cambia e quali sono le mosse che i cittadini dovranno fare.
L’INPS non paga più TFR/TFS nemmeno se gli si pagano gli interessi, l’ultimo aggiornamento non piace ai cittadini che la vivono proprio come un’ingiustizia. Come farvi fronte?
Dichiarato ufficialmente incostituzionale il differimento e la rateizzazione di TFR/TFS secondo la sentenza n. 130 depositata ormai da due anni dalla Corte Costituzionale. Un vero e proprio paradosso per i dipendenti pubblici che non cessa di porre in essere delle vere ingiustizie.
Si tratta di soldi versati alla casse Statali per decenni, e al tempo stesso trattenuti, com’è possibile?
L’INPS non eroga più nemmeno il TFS mediante pagamento della “penale”. Cioè si tratta di una prassi ben consolidata. Pagare gli interessi appunto in cambio del denaro che lecitamente dovrebbe spettare, e lo stesso 1% del totale della somma finale. Non c’è neanche più questa possibilità.
C’è un avviso specifico nella sezione dedicata che afferma che non si può porre in essere la domanda per il TFS, allora si cerca una soluzione mediante le banche con il tasso agevolato.
Le banche con il tasso agevolato permetterebbero un finanziamento che lo erogherebbero fino all’ammontare di 45 mila euro. Ma si è scoperto che degli istituti anche non convenzionati lo erogano, però bisogna avvalersi di un agente specializzato.
Il tasso agevolato ammonterebbe al 2,7% su un totale di 45 mila euro, ma per richiederlo bisogna possedere un documento specifico. Si tratta del rilascio del TFR/TFS da parte della stessa INPS, quello che attesta la quantificazione in questione.
Sono pratiche burocratiche che possono essere poste in essere dal pensionamento in poi. Lo si fa direttamente dal sito ufficiale dell’Istituto Nazionale di Previdenza sociale.
La quantificazione verrà rilasciata dopo 90 giorni, in cui figureranno i contributi versati, un documento amministrativo a tutti gli effetti e utile a finalizzare la pratica. Infatti, è con questo che ci si potrà presentare presso banche e istituti per contrattare quanto pagare, al fine di avere i soldi che spettano dovutamente.
È un gesto che va analizzato caso per caso. C’è chi recupera i soldi pagati semplicemente, ma anche chi ottiene indietro una somma tale da poter anche ripagare il mutuo, ottenendo così importanti vantaggi. A tal proposito, non mancano le diffide.
Infatti, sono in tantissime quelle che richiamandosi alla sentenza sopracitata, la n. 130 del 2023 della Corte Costituzionale, che chiedono uniformità di trattamento con i colleghi privati.
Insomma, questa è una storia che dimostra che non sempre il pubblico tratta “con i guanti” i suoi dipendenti, e che i paradossi possono sussistere in qualsiasi contesto.
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