Non tutti lo sanno, ma i cittadini della Sardegna stanno commettendo un grave errore, che può generare problemi alla loro salute.
Fare il possibile per preservare la propria salute è importante e passa innanzitutto da una serie di comportamenti che possono mirare a questo. Basti pensare a quanto possa essere fondamentale, come abbiamo sentito tantissime volte, avere un’alimentazione equilibrata, che garantisca all’organismo tutte le componenti di cui ha bisogno, oltre a evitare una vita sedentaria, cosa che può aumentare la possibilità di incorrere soprattutto in malattie cardiovascolari.

Una situazione come questa non sembra però corrispondere al comportamento della maggior parte dei cittadini della Sardegna, cosa che non può che farci riflettere. A mettere in evidenza questo modo di agire, che è comunque piuttosto diffuso, è stata una recente indagine, che sembra stridere comunque con il dato relativo all’elevato numero di centenari che vivono sull’isola.
Sardegna e salute: il dato sui cittadini fa riflettere
Capire come si comportano i cittadini può essere sempre utile, a maggior ragione quando si tratta di tutela della nostra salute. La medicina ha infatti fatto passi da gigante, permettendo di guarire malattie che prima non lo erano, al punto tale da considerarle quasi come una condanna a morte, ma a condizione di sottoporsi alla prevenzione, così da arrivare a una diagnosi il prima possibile, quando la patologia ancora non è grave.
Trincerarsi dietro alla paura non può infatti essere la soluzione, può esserci il rischio concreto di scoprire che un malessere sia ormai conclamato e diffuso. Un concetto simile è stato certamente ripetuto, sia dai medici sia dalla stampa e dalla Tv più volte, per questo è praticamente impossibile trovare qualcuno che non sia a conoscenza di come sia fondamentale tramutarlo in fatti concreti. In Sardegna, però, troppe persone non sembrano essere consapevoli dell’errore che stanno commettendo agendo in maniera diversa.

A metterlo in evidenza è l’ultimo report della Fondazione Gimbe, che analizza l’andamento dei programmi di screening oncologici nel 2023. A livello nazionale, infatti, gli abitanti dell’isola sono agli ultimi posti di questa graduatoria, come se non avessero grande interesse ad agire pensando di garantire il proprio benessere.
Come spesso capita in casi simili, i numeri rappresentano una cartina al tornasole determinante e ci consentono di capire in maniera chiara la portata del problema. Per lo screening mammografico, la Sardegna si colloca all’ultimo posto tra le regioni italiane, con una percentuale di adesione ferma al 25,8%, ben lontana dal 49,3% della media nazionale. L’andamento appare piuttosto analogo per lo screening del tumore del collo dell’utero, che registra un’adesione del 30,7%, a differenza dell 46,9% del dato italiano. Per quanto riguarda il colon-retto, partecipa solo il 18% della popolazione target, mentre nel resto del Paese il valore medio si attesta al 32,5%.
Non si tratta però solo di un modo di fare neglitente da parte degli abitanti della zona, è bene precisarlo. Secondo quanto emerso, infatti, parte della responsabilità deve essere addebitata anche a una carenza di attività di prevenzione primaria nella zona. Se davvero si vuole che la situazione possa cambiare sarebbe necessario puntare su investimenti e programmazione, su questo istituzioni e addetti ai lavori non hanno dubbi.