In Sardegna una categoria di lavoratori ha fatto partire una protesta per sottolineare come ritengano inaccettabili le condizioni a cui devono sottostare.
Avere un lavoro è certamente importante e dà sicurezza, oltre a consentire di fare progetti per il futuro, anche se spesso si è costretti ad accettare qualcosa che non è congeniale al livello di preparazione. A volte si arriva anche a svolgere un incarico nonostante il guadagno non sia così ideale, anche se si pensa di poter andare avanti così per un periodo relativamente breve.

Se la situazione procede in questo modo è inevitabile mettere in atto una protesta, che si spera possa servire a smuovere il quadro attuale, come sta accadendo in questo periodo in Sardegna.
Esiste infatti una categoria che ritiene ormai insopportabile dover proseguire come accaduto finora, per questo ha voluto scende in piazza in massa sperando sia davvero l’occasione per smuovere chi si trova ai piani alti, così da fare qualcosa di concreto e diverso da quanto accaduto finora. È necessario per loro possa esserci innanzitutto un ritocco verso l’alto degli stipendi, ma basterà?
La dura protesta dei lavoratori in Sardegna: i motivi
Ma quale sarebbe la categoria di lavoratori che ha avviato una protesta per sottolineare il malcontento per le proprie condizioni lavorative? Si tratta dei farmacisti dipendenti, che hanno scelto di non restare in silenzio (ben 300) con il sostegno della UilTucs Sardegna, che ha avviato una campagna di sensibilizzazione per valorizzare il loro ruolo, fondamentale come professionisti, che svolgono ogni giorno all’interno delle farmacie.

Chi ha scelto di aderire ha deciso di indossare una targhetta sul camice dietro il bancone, sperando questo possa portare a migliorare la loro retribuzione, a loro dire da troppo tempo bassa e non conforme al loro livello di professionalità. Il gruppo ci tiene a mettere in evidenza un aspetto a cui troppo spesso non si dà la dovuta importanza, ovvero il loro livello di preparazione, al pari di quella dei medici e non di chi si occupa semplicemente di vendere farmaci.
“Non sono semplici addetti al banco ma sono professionisti della salute, laureati, competenti, sempre al servizio dei cittadini – sono le parole di Cristiano Ardau segretario generale della UilTucs Sardegna in una nota ufficiale -. La protesta accende i riflettori sul gap esistente tra le responsabilità richieste e i riconoscimenti economici e contrattuali ricevuti”.
“Negli altri Paesi europei le retribuzioni orarie sono il doppio di quelle italiane. Turni festivi, lavoro sotto grandi pressioni per le grandi responsabilità, aggiornamento continuo ed esposizione al rischio, rendono la professione del farmacista dipendente, bisognosa di più tutele, riconoscimenti e di una retribuzione adeguata”.
Attualmente la Sardegna sta facendo da portavoce alla protesta dei farmacisti, l’auspicio è che questa presa di posizione possa essere seguita anche da chi vive in altre zone del nostro Paese. Lasciare le cose così come stanno non è certamente confortante, visto che allo stato attuale i farmacisti hanno una retribuzione minore di un commesso del commercio.
Tra i motivi che hanno spinto alla contestazione c’è anche il riconoscimento economico alle farmacie per la campagna vaccinale antinfluenzale, mentre non spetta alcuna gratifica a chi si mette al servizio dei pazienti per questo. Si lavora inoltre per poter arrivare a introdurre una serie di figure ibride, ovvero chi non è dotato di una laurea, ma può dispensare il farmaco con costi minori per i titolari e consistenti risparmi