Origini e tradizione della Seada sarda: dove e come nasce e tutte le curiosità da conoscere

La Seada è uno dei dolci sardi più buoni in assoluto che ha origini antiche e geograficamente lontane. Insomma il dolce da provare se viene in vacanza in Sardegna.

La Seada -o anche sevada, sabata o sevata- è un dolce tanto semplice delizioso: si tratta un involucro di pasta di semola che racchiude un cuore al formaggio acidulo che viene poi fritto e arricchito di zucchero e miele.

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Origini e tradizione della Seada sarda: dove e come nasce e tutte le curiosità da conoscere -chieseromanichesardegna.it

Tra i dolci da provare se si va in Sardegna non può mancare la seada, realizzata con un impasto di semola e formaggio e poi arricchito e dolcificato con miele e zucchero. Si tratta, come si può facilmente intuire, di un dolce che nasce dalla tradizione campagnola, con quegli ingredienti facilmente a disposizione di pastori ed allevatori.

Nasce tra le montagne dell’Ogliastra e della Barbagia ma si diffonde in tutta l’isola, una ricetta che probabilmente richiama anche alle influenze spagnole, considerando che il termine stesso seada derivi dallo spagnolo cebar che significa nutrire. Diverso il punto di vista dello studioso Max Leonard Wagner che nel suo Dizionario Etimologico Sardo sosteneva che la seada dovrebbe il suo nome al “lustro untuoso” in riferimento, quindi, al termine sardo sebu che indica il sevo cioè lo strutto, il grasso animale con il quale probabilmente in antichità si preparava il dolce.

Seada sarda, le varianti di oggi e i migliori accostamenti

Cone anticipato, la seada si prepara con un cuore di formaggio che in passato era esclusivamente di pecora, per un sapore forte e deciso, ma oggi si utilizza anche il formaggio vaccino che viene fatto inacidire lasciandolo a temperatura ambiente.

saeda fritta
Seada sarda, le varianti di oggi e i migliori accostamenti -chieseromanichesardegna.it

Nella versione originale la seada è preparata con due diverse varianti: quella realizzata con formaggio cotto e l’altra con formaggio crudo. Nel primo caso, il formaggio si cuoce precedentemente tagliandolo a scaglie e sciogliendolo con un po’ di latte, nel secondo caso il formaggio a pezzi resta tale fino alla cottura in olio del dolce.

Oggi però esistono anche versioni salate della seada, al posto del miele e dello zucchero si utilizzano salsa di pomodoro o salse al formaggio per il condimento.

Una cosa importante da ricordare è che la seada va consumata fresca, una volta preparata va mangiata al massimo nei due giorni successivi. Per esaltarne i sapori, infine, il dolce è spesso accompagnato con liquori e distillati sardi o vini bianchi e aromatici come il Vernicchia di Oristano e Moscato di Sardegna.

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