Lavoratori: doppia penalizzazione economica per questo comportamento anche fuori dal lavoro

Quando un lavoratore rischia la doppia penalizzazione con un comportamento sbagliato anche fuori dal luogo di lavoro.

Una sentenza che mette in guardia un po’ tutti, perché il lavoratore non deve comportarsi secondo le regole solo sul posto di lavoro, e può essere sanzionato e perdere le possibilità di fare carriera.

lavoratore con mani in testa triste
Lavoratori: doppia penalizzazione economica per questo comportamento anche fuori dal lavoro – chieseromanichesardegna.it

I lavoratori che vogliono arrivare a riconoscimenti e promozioni, non devono solo seguire le regole dell’azienda per cui lavorano e dare il massimo di sé. Una sentenza della Cassazione spiega come anche i comportamenti fuori sede possano inficiare la buona reputazione del dipendente. E se lo stesso è ad un passo dalla promozione, rischia di avere due brutte sorprese che lo ridimensioneranno.

Doppia beffa, dicevamo: avanzamento di carriera revocato e sanzione. Un lavoratore reo di condotte violente può essere sanzionato sia mediante azione disciplinare, che perdendo il punteggio utile ad ottenere una promozione. La sentenza degli Ermellini nasce da una storia che vede imputato il dipendente di una banca.

Addio carriera al lavoro se si commette questo errore

La recente sentenza della Cassazione n. 15027/2025 fa luce su un principio di grande importanza: i lavoratori non la dovranno mai dimenticare.

lavoratrice pensierosa con occhiali e documenti sul tavolo
Addio carriera al lavoro se si commette questo errore – chieseromanichesardegna.it

Un dipendente, secondo l’azienda per cui lavora sulla giusta via per ottenere una promozione, si è reso protagonista di un episodio di violenza fisica e psicologica nei confronti di un suo collega, anche se fuori dell’orario e del luogo di lavoro abituale. La banca è venuta a conoscenza dell’accaduto e ha sospeso il lavoratore revocandogli i punti maturati per accedere all’avanzamento di carriera. Il dipendente si è opposto ritenendo di essere stato doppiamente sanzionato per il medesimo comportamento.

Non contento delle prime sentenze, il lavoratore si è poi rivolto alla Corte di Cassazione la quale, con la sentenza n. 15027/2025, ha sancito che non sussiste alcuna forzatura del principio di “ne bis in idem” posto che, sebbene la condotta sia stata solo una, essa ha comportato più violazioni del codice di condotta aziendale e, pertanto, merita di ottenere diverse conseguenze disciplinari. L’azienda ha esercitato il suo potere contrattuale interno: ha sospeso e sanzionato e, contemporaneamente, ha applicato le regole che determinano la meritocrazia.

Secondo la sentenza, il lavoratore di qualsiasi azienda non può adottare “comportamenti che si configurino come forme di offesa, di diffamazione, di molestia, di molestia sessuale (…) espressi in forma fisica, verbale o non verbale in grado di ledere la dignità della persona o creare un clima intimidatorio, ostile, umiliante, offensivo”;
Per la Cassazione la doppia sanzione non è una decisione arbitraria del datore di lavoro ma uno strumento coerente con l’obbligo di rispettare il codice di condotta aziendale.

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