Una presenza che agita la città di Oristano: figura tenebrosa che non lascia alcuna via di scampo.
Un luogo che richiama numerosi visitatori da ogni parte d’Italia, oltre che della Sardegna, Oristano affascina tuttora grazie alle sue bellezze, naturali e storiche. La cultura è il suo fiore all’occhiello, come qualsiasi altra città dell’isola, tra monumenti e musei.

La maggior parte degli edifici sono di natura religiosa: per esempio la Cattedrale di Santa Maria Assunta, la Chiesa di San Giovanni Battista oppure la chiesa di San Saturnino. Anche i siti museali, per l’appunto, di grande valore, come la Pinacoteca comunale Carlo Contini, l’Antiquarium Arborense o i Palazzi comunali.
Infine il simbolo di Oristano ovvero la statua di Eleonora d’Arborea e la sua Casa. Dunque, come si evince, risulterebbe un itinerario alquanto ricco, tuttavia non si dimentichi anche questo posto di cui fa parte una storia molto intrigante: l’Angelo Nero che sovrasta la città.
Oristano e la storia di una misteriosa creatura: chi è l’Angelo nero
Una scoperta sensazionale, ancora avvolta dal mistero (forse). Naturalmente tale peculiarità attira la curiosità di molti visitatori, sebbene incuta un po’ di timore. Ma è proprio per tal motivo che si rivela ancor più affascinante. Cosa si nasconde dietro questa manifestazione così cupa?

Proveniente dalla Chiesa di San Giovanni dei Fiori a Oristano, l’Angelo nero è una statua rinvenuta a seguito di alcuni lavori di restauro. Negli anni, diversi studiosi hanno impiegato le loro energie perché si svelasse la verità, specialmente fornire una spiegazione plausibile del ritrovamento in questione.
È chiaro che, sulla base del sentire comune, la suddetta denominazione possa far presagire qualcosa di terribile, al pari di una presenza malvagia. Niente di tutto ciò. Le ipotesi proposte – alcune smentite, altre valide – propenderebbero per ulteriori strade. Intanto ci troviamo dinanzi ad un vero enigma.
Il Dottor Alberto Severino, colui che ha curato il processo del restauro nonché scopritore, non si capacita di questa rarità proprio perché non vi sono informazioni sufficienti – forse riconducibile all’iconografia religiosa ortodossa ove si possono individuare angeli bruni? Difficile affermarlo con certezza.
Magari una mutazione del colore data dallo scorrere del tempo? Le analisi escludono anche questa supposizione. Oltretutto si aggiunge persino il mistero sulla datazione che coprirebbe un arco temporale di ben quattro secoli. Ad ogni modo, una teoria convincente perverrebbe dalla storia dell’arte.
Difatti la Dottoressa Ilaria Giacobbi illustra: “le due figure (non solo una, dunque ndr) erano in realtà bronzee, di iconografia bizantina. Una velatura di biacca (a seguito degli interventi, probabilmente ndr) e l’umidità hanno portato all’ossidazione del colore” fino a diventare nero. Perciò solo chimica, nessuna magia.