In Sardegna aleggia l’ombra del Monaco Bianco: il mistero si infittisce conferendo all’isola un fascino tutto particolare.
Chi non vorrebbe trasferirsi in un luogo così incantevole? La meta ideale per trovare un po’ di pace lontano dalla propria routine. In riva al mare, tra le acque limpide e una distesa chilometrica di sabbia bianca finissima, non si vorrebbe più tornare indietro.

Per gli amanti del paesaggio marittimo, ma non solo. La Sardegna è ricca di bellezze archeologiche e culturali: difatti, le sue città sono delle opere d’arte a cielo aperto, perciò non è escluso si possa incrociare qualche rarità durante una lunga camminata dedita all’esplorazione.
Conoscere nutre la mente, il corpo e lo spirito. Questa sete di curiosità si acuisce ancor più quando, dietro ai monumenti, si celano storie misteriose che catturano l’attenzione. Soprattutto la leggenda del Monaco Bianco, inquietante ma travolgente.
La Sardegna e i suoi racconti: tutti fuggono quando appare il Monaco Bianco
Una visione che desta terrore, quantomeno la sua inaspettata presenza. Chiunque risulti in grado di percepirlo scappa a gambe levate, senza voltarsi indietro. Certo, incute angoscia, ma proprio per tal motivo che si conferma essere così ammaliante – soprattutto per gli appassionati del genere horror, tra fantasmi e spiriti.

Trattasi della leggenda del Monaco Bianco legata all’Abbazia di Nostra Signora di Paulis a Ittiri, in provincia di Sassari. Ma si proceda con ordine. Fino ad oggi si è ritenuto che, intorno a questo edificio religioso, i monaci di Paulis praticassero la magia e l’alchimia.
Da ciò la convinzione che, nel tempo, si fossero accumulati preziosi tesori, nascosti nei sotterranei – molti si avventurarono alla ricerca, tuttavia nessuno riuscì mai a trovarli. Un personaggio di spicco, legato alle vicende dell’abbazia stessa, fu Padre Piero Cao – meglio conosciuto come Monaco Bianco per il colore del saio.
Laureato in Lettere e Storia, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Classico di Cagliari nonché insegnante di Storia dell’Arte presso l’Istituto d’Arte di Sassari. Inoltre amante dell’Archeologia, la sua passione lo portò fino a Paulis perché conducesse indagini inerenti le rovine del santuario.
Settembre, 1958. Padre Cao ucciso da un suo collaboratore. Il corpo gettato nelle profondità del pozzo adiacente il luogo sacro. Da quel momento, sparirono i suoi scritti inerenti gli studi e le scoperte fino ad allora compiuti. Successivamente, chiunque si fosse recato nelle vicinanze, pare avesse avvertito strani fenomeni.
Rumori di passi, sussurri inquietanti – alcuni affermano di aver percepito distintamente l’ambiente circostante mutare al passaggio del monaco bianco: “L’aria gelida, pur non essendosi alzato nemmeno un alito di vento. L’atmosfera ovattata, come se qualsiasi suono fosse stato risucchiato“.
Ancora oggi, gli spiriti dei monaci aleggiano intorno all’Abbazia di Nostra Signora di Paulis affinché proteggano quei presunti tesori.