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Curiositá

Il tuo gatto ti parla, ma non lo sai ascoltare: cosa ti comunica con i suoi diversi miagolii

Non lo fa per caso: il miagolio del gatto è il suo modo per interagire con noi. E capirlo può migliorare il rapporto con loro.

I gatti non parlano come noi, ma comunicano: il che è la stessa cosa. Solo che quando ci miagolano contro, spesso li ignoriamo o non capiamo cosa vogliono dirci. Pensiamo che siano capricciosi, misteriosi, o che si lamentino per sport. E invece, dietro quei suoni – a volte dolci, a volte insistenti, a volte persino fastidiosi – c’è un linguaggio vero e proprio, che usano solo con noi umani.

Il tuo gatto ti parla, ma non lo sai ascoltare: cosa ti comunica con i suoi diversi miagolii – chieseromanichesardegna.it

Tra di loro comunicano con altri segnali: sguardi, code, posture. Ma con noi hanno creato un canale diverso. Una specie di vocabolario personalizzato fatto di miagolii più o meno lunghi, acuti, rauchi, tagliati. E ognuno ha un significato preciso.

Il problema? È che non sempre siamo in grado di decifrarli. Spesso sbagliamo tono, interpretiamo male, o peggio ancora – non li ascoltiamo proprio. Ma il gatto continua, giorno dopo giorno, a parlarci. A chiederci attenzione, cibo, aiuto o semplicemente compagnia. E noi, se impariamo a riconoscere quel che sta dicendo, possiamo capire molto meglio il suo stato d’animo. E in certi casi, anche salvarlo.

I miagolii del gatto non sono tutti uguali: ogni suono ha un senso preciso

Chi vive con un gatto lo sa: non miagolano sempre allo stesso modo. Ogni miao ha una sfumatura diversa, e imparare a distinguerli è importante per avere un rapporto fatto di comprensione.

I miagolii del gatto non sono tutti uguali: ogni suono ha un senso preciso – chieseromanichesardegna.it

C’è il miagolio corto e secco, quello del saluto, spesso quando rientriamo a casa o ci avviciniamo a loro. È il loro ‘ciao’, un modo diretto per dirci che si sono accorti della nostra presenza.

Poi c’è quello lungo e lamentoso, il miagolio che spesso usano per chiederci qualcosa. Soprattutto cibo. È insistente, teatrale, e di solito arriva puntuale quando ci stiamo sedendo a tavola o ci avviciniamo alla credenza.

E che dire del miagolio acuto e nervoso? È quello della frustrazione. Magari vogliono uscire e la porta è chiusa, oppure hanno visto qualcosa fuori dalla finestra e non riescono a raggiungerlo. È un miao agitato, spesso ripetuto, come a dire: ‘ehi, dammi una mano!’.

Infine il più sottile – ma anche il più importante – è il miagolio da malessere. Si riconosce perché è diverso dal solito: più rauco, più basso, spesso continuo. Un miao che cambia tono, che non sparisce nemmeno con una carezza. In quel caso, non bisogna aspettare: se si accompagna a letargia, rifiuto del cibo, o sguardo spento, il gatto sta male davvero. E sta cercando di dircelo come può.

Insomma, il nostri amici miagolano, sì. Ma non per fare scena. Lo fanno per comunicare, che sia una richiesta d’attenzione o qualcosa di più. E noi, dal canto nostro, dobbiamo solo imparare ad ascoltarli.

Daniela Guglielmi

Potrei dire di essermela cercata, ma la verità è che la scrittura ha trovato me. Classe '94, scrittrice per caso e oggi redattrice a tempo pieno. La mia avventura con la scrittura è iniziata per gioco, quando qualche anno fa ho mollato tutto per ritrovare me stessa. Da allora collaboro con diverse riviste e blog, trasformando un semplice passatempo in una carriera a tempo pieno. Non amo la superficialità: mi nutro di approfondimenti e cerco sempre di andare oltre l'apparenza delle cose.

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