Quando la Guardia di Finanza vuole fare controlli approfonditi non si lascia sfuggire nulla e nessuno. Compresi i cellulari.
Messaggi che ci scambiamo sui social, conversazioni al cellulare: nulla sfugge ai controlli del Fisco, ed è tutto legale secondo una recente sentenza. Altro che privacy.

Tutto nasce da una disputa tra un privato cittadino e un’azienda di porte e finestre. Il cittadino era andato in azienda per fare un acquisto. Una volta arrivato alla cassa aveva pagato solo una parte della merce, a suo dire in accordo con i venditori. Ma l’azienda non ci stava e chiedeva invece il pagamento dell’intera cifra pattuita. Dapprima, il tribunale di Pavia aveva accolto la tesi del cliente, sostenendo che non ci fossero prove che sostenessero la posizione della ditta.
La Corte di Appello di Milano aveva però ribaltato la sentenza perché lo screenshot di un messaggio Whatsapp della chat tra l’azienda ed il cliente confermava l’importo riportato nella fattura emessa, con il saldo totale al termine dei lavori. Dunque le indagini fiscali, possono arrivare a controllare anche i dispositivi elettronici personali e aziendali, come gli smartphone e i tablet, incluse le conversazioni attraverso le varie app di messaggistica, come Whatsapp.
Il Fisco può controllare i nostri dispositivi elettronici: ecco in che modo
Il contenuto delle chat deve essere integro e non alterato e se la chat fosse stata eliminata, un eventuale screenshot salvato da un altro soggetto può essere considerato valido come prova documentale.

Non è la prima volta che nei tribunali si discutono casi come questi e ci si chiede sempre quanto sia violabile la nostra privacy. Negli ultimi anni i giudici hanno riconosciuto sempre più valore alle prove digitali. La sentenza di cui abbiamo raccontato non riguarda direttamente una questione di tipo fiscale, ma tutto fa pensare che i controlli potrebbero essere estesi alle cartelle esattoriali e alle tasse.
Secondo la sentenza, e non è la prima che si afferma, le conversazioni tramite Whatsapp sono considerate prove legali documentali a tutti gli effetti, anche se acquisite tramite screenshot. In passato un’altra sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione aveva già riconosciuto agli screenshot la validità di prove documentali, purché sostenuti da riscontri.
Le conseguenze di questa pronuncia suscitano interrogativi in merito alla tutela della privacy degli utenti. Le conversazioni tramite app di messaggistica, inclusi gli screenshot delle chat di Whatsapp, possono essere considerate prove, a meno che la loro autenticità non venga messa in discussione.