La Festa di Sant’Efisio: un pellegrinaggio secolare che unisce la Sardegna in una celebrazione senza tempo
Ogni anno, dal 1° al 4 maggio, la città di Cagliari si trasforma nel cuore pulsante di una delle più sentite manifestazioni religiose d’Europa: la Festa di Sant’Efisio. Questo pellegrinaggio secolare che unisce la Sardegna in una celebrazione senza tempo coinvolge oltre 2500 persone in abiti tradizionali provenienti da tutta l’isola, dando vita a un evento che travalica la dimensione devozionale per abbracciare identità, cultura e tradizione.

Il corteo prende avvio dal quartiere storico di Stampace, su un tappeto di petali colorati steso durante il rito de *sa ramadura*. In testa al lungo e silenzioso corteo, sfila il cocchio dorato che trasporta la statua del santo, trainato da buoi agghindati con corone floreali. Seguono le *traccas*, i tradizionali carri addobbati con fiori, frutti e tessuti sardi, e un nutrito gruppo di cavalieri: Campidanesi, Miliziani e Guardiania, accompagnati dal suono ancestrale delle launeddas e dai canti devozionali conosciuti come “is goccius”.
Il percorso si snoda lungo un tragitto di circa 80 chilometri, che ripercorre simbolicamente il cammino dalla prigionia al martirio di Sant’Efisio, fino alla chiesetta romanica sulla spiaggia di Nora, presso Pula. Lungo la via, il pellegrinaggio effettua tappe significative nei luoghi sacri di Giorgino, Su Loi (Capoterra), Villa d’Orri, Sarroch, Villa San Pietro e infine Pula. Il rientro a Cagliari avviene il 4 maggio in tarda serata, accolto da un’esplosione di fede e partecipazione popolare.
Perché si festeggia Sant’Efisio a Cagliari?
Questo pellegrinaggio secolare che unisce la Sardegna in una celebrazione senza tempo ha origine nel voto solenne espresso dal Comune di Cagliari nel 1652, quando si invocò la protezione del santo contro una terribile epidemia di peste. Da allora, nonostante guerre, bombardamenti e pandemie, la processione si è svolta ogni anno senza mai essere interrotta.

È una promessa mantenuta da quasi quattro secoli, testimonianza viva della fede e del profondo legame tra il popolo sardo e il suo patrono. Durante la festa, sono molti gli elementi simbolici e identitari che emergono:
- I costumi tradizionali, tramandati da generazioni, autentico patrimonio culturale vivente.
- I confratelli e le consorelle che sfilano in abiti rituali, con saio azzurro e velo nero.
- Il rappresentante del Comune di Cagliari, l’Alter nos, che accompagna il cocchio a cavallo in frac e cilindro.
- L’emozionante sosta davanti al Palazzo civico, dove la statua riceve l’omaggio della città tra campane e sirene.
Questo pellegrinaggio secolare che unisce la Sardegna in una celebrazione senza tempo non è solo un evento religioso: è l’espressione profonda di una comunità che si riconosce nei propri riti e nella memoria collettiva.
La figura di Sant’Efisio, martire cristiano del III secolo, continua a rappresentare un simbolo di speranza e protezione, non solo per Cagliari, ma per tutta l’isola. Con 369 edizioni all’attivo, la Festa di Sant’Efisio è ora candidata a diventare patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. Un riconoscimento che sancirebbe il valore universale di un pellegrinaggio secolare che unisce la Sardegna in una celebrazione senza tempo, rendendolo ancora più visibile a livello internazionale e proteggendone la continuità per le future generazioni.