Maracalagonis, Chiesa di Santa Maria d'Itria Tra le chiese che rivelano uno stretto rapporto con le trame urbane e capaci di donare un senso di appartenenza alla comunità, la chiesa di Santa Maria d'Itria ricopre una posizione di spicco. Risalente a un periodo...
Banari, Santa Maria di Cea
Narrazione:
Le chiese romaniche offrono molte opportunità di incontri e di scoperte, perché svolsero il ruolo di catalizzatori di energie culturali e religiose, tra cui va certamente annoverata la dimensione monastica.
Prova eloquente di tale relazione è la chiesa campestre di Santa Maria di Cea, (in sardo: Nostra Sennora 'e Se). Originariamente "di Seve", antico piccolo centro situato nella fertile vallata percorsa dal ruscello permanente di Badu de Corte, la chiesa si trova a circa 6 Km da Banari.
Essa era in origine un luogo di culto legata ai Vallombrosani, comunità di monaci benedettini fondata da san Giovanni Gualberto nel 1039. Questi religiosi devono il loro nome alla foresta di Vallombrosa, in Toscana, zona che gestirono a partire dall'XI secolo fino al 1866, quando i beni ecclesiastici furono incamerati dal Regno d'Italia.
Il complesso monastico di Santa Maria di Cea, databile alla seconda metà del XII secolo, fu definitivamente confermato a questa Congregazione nel primo Quattrocento per essere, poi, elevato ad abbazia nel 1474.
Oggi ne possiamo ancora ammirare la chiesa romanica, il cortile interno recintato che, fino alla seconda metà del secolo scorso, era impiegato per l'allevamento degli animali e per l’agricoltura, e alcuni edifici conosciuti come il "romitorio", cioè il luogo in cui si ritirano a vivere i ‘romiti’, o eremiti.
L'edificio presenta una pianta a navata unica, alla quale si può accedere attraverso due ingressi:
uno laterale – la cosiddetta “Porta Santa” – e quello principale per i fedeli.
La facciata, realizzata in conci squadrati di calcare, è divisa a circa mezza altezza da una cornice marcapiano leggermente aggettante.
Il registro inferiore mostra una serie di pseudocapitelli con motivi floreali.
In alto si erge un notevole campanile a vela con luce semicircolare, quasi a voler vegliare sulle testimonianze di devozione offerte da pellegrini e monaci del passato.
Bibliografia:
M. Brigaglia, S. Tola (a cura di), Dizionario storico-geografico dei comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2009.
F. Floris, (a cura di), Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&Compton Editore, 2007.
V. Canalis, Santa Maria di Seve, Sassari, Imago Media, maggio 2000.
G. Deriu, S. Chessa, M. Derudas, Supplemento al tomo II di Meilogu, Muros, Nuova Stampa Color, 2014.
Indirizzo:
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