Un lungo percorso e oggi risplende con la folla gremita di fedeli: nel cuore di Cagliari, una vera istituzione.
La città di Cagliari è una miniera d’oro a livello culturale, storico e artistico – un po’ come tutte le località sparse sul territorio. Sovente il paesaggio si intreccia con l’arte, un vero capolavoro. Inoltre una località ricca di leggende o narrazioni su fatti realmente accaduti, ciò la rende ancor più affascinante.

La Sardegna e il suo capoluogo pullulano di luoghi sacri – difatti il sentimento religioso è fortemente diffuso venerando Santi martiri, principalmente. Le chiese si rinvengono ovunque e ogni edificio di tipo sacrale manifesta un periodo temporale preciso attraverso lo stile architettonico di riferimento.
Ormai è risaputo: il simbolo di Cagliari è la Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Cecilia – sebbene vi siano altrettante costruzioni dedite al culto, parimenti degne di nota. Tra queste, ne spicca una di cui si vorrebbe raccontare la sua bellissima storia: dal principio fino ad oggi, passo dopo passo.
Cagliari, la Chiesa di San Michele e le sue origini: c’era una volta…
Spesso sono proprio le storie a sorprenderci. Queste hanno una funzione straordinaria: capire chi siamo attraverso il filtro del passato, fin dai tempi antichi. Alcune sono tramandate, senza fornire alcunché di scritto ma ugualmente belle, invece altre basate sui fatti documentati. Anche in questo caso lo stupore prevarrà.

La Chiesa di San Michele, situata nel quartiere di Stampace, nasce come complesso gesuitico – l’Ordine dei Gesuiti si insediò a Cagliari verso la fine del ‘500, decidendo così di insediare il noviziato. I primi lavori del luogo di culto cominciarono nel ‘600 grazie a una cospicua eredità del noto giurista Dessì.
Infatti quest’ultimo nominò quale suo unico erede la Compagnia di Gesù sostenendo la costruzione di un nuovo santuario per i novizi. Al via la prima tranche di interventi edilizi, aggiungendo così 24 camere per i giovani dopodiché, tra il 1687 e il 1697, il focus si spostò sulla chiesa stessa fino alla sua inaugurazione.
Ma non era ancora finita. Durante il ‘700 si proseguì con i lavori della facciata, l’altare del presbiterio nonché la statua di San Michele. In aggiunta, si concluse la sacrestia, di cui erano stati delineati i confini perimetrali, impreziosita da magnifiche tele – per ultimo il mobilio. La bellezza della pavimentazione intarsiata.
Pezzo dopo pezzo, anche la balaustra del presbiterio e il monumento funebre di Francesco Angelo Dessì, colui che diede vita a questa opera architettonica sacrale – tipico esempio di arte barocca spagnola. Infine allestite le cappelle laterali, la porta d’accesso e la scalinata. Un punto di riferimento per i gesuiti.
Nei secoli successivi, l’Ordine visse momenti bui, soprattutto durante i moti popolari del 1848. Ormai si formò un clima antigesuitico – gli stessi attirarono le ire dei violenti poiché, a differenza di altri ordini religiosi, mantennero un atteggiamento più neutro riguardante le riforme politiche e la guerra contro l’Austria.
La residenza di San Michele fu presa d’assalto a cui seguì la cacciata dei gesuiti dal Regno di Sardegna. Con un decreto del Governo piemontese i beni dei gesuiti finirono nelle Casse dello Stato e i locali dell’ex Noviziato divennero sede dell’Ospedale Militare. La chiesa fu tutelata dalla Congregazione degli Artieri.
Nel 1910 i gesuiti ritornarono a Cagliari e, dopo un breve periodo, poterono rientrare in possesso del santuario dedicato a San Michele. Negli anni successivi riuscirono a salvaguardare il patrimonio artistico sacrale, oltre che far risplendere questo meraviglioso luogo di culto grazie alle diverse associazioni.