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Narrazione:
Tra le chiese che rivelano uno stretto rapporto con le trame urbane e capaci di donare un senso di appartenenza alla comunità, la chiesa di Santa Maria d'Itria ricopre una posizione di spicco.
Risalente a un periodo compreso tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, è situata nel centro storico di Maracalagonis, vicino al meraviglioso Golfo degli Angeli, ed è un esempio tangibile di questo legame.
Il culto della Maria d'Itria, qui, è probabilmente molto antico, però, non avendo a disposizione documenti medievali che lo attestino, ci atteniamo alla citazione del 1777 (conservata nell’Archivio Storico Diocesano di Cagliari), nonostante la festa in suo onore fosse già documentata nel XVII secolo.
Si sa per certo che nel XIX secolo la chiesa fosse di pertinenza della Confraternita del Rosario, grazie alle notizie riportate da Vittorio Angius.
L'edificio a tre navate, divise in quattro campate da sei colonne, attualmente presenta l’asse liturgico invertito con l’antica facciata romanica visibile nella parte posteriore. Quest’ultima, è scandita in tre specchi da paraste e lesene e decorata da archetti. L’antico portale romanico, ormai murato, si presentava con un arco a tutto sesto architravato, mentre dell’originale campanile a vela sopravvive solo il concio d’imposta sinistro.
Attualmente si accede al tempio dal lato absidale, di cui è ancora visibile internamente l’arco, attraverso un portale preceduto da un portico con una volta a botte.
L’interno è diviso in tre navate scandite da basse e larghe colonne monolitiche[1] di reimpiego, sormontate da capitelli tronco-piramidali che reggono quattro arcate a tutto sesto[2]. La copertura della navata centrale si presenta a capriate ravvicinate che poggiano su mensole decorate a motivi zoo-antropomorfi, fitomorfi e geometrici.
Tra le poche decorazioni presenti, spiccano due pròtomi antropomorfe[3] dotate di copricapo cilindrici che alcuni studiosi, vista la loro posizione nell’antica zona presbiteriale[4], associano alle figure dei committenti dell’edificio di culto.
L’attuale presbiterio è invece addossato all’antico ingresso murato.
Questa piccola chiesa, con il suo antico soffitto in legno, è di grande interesse per gli storici dell'arte in quanto bellissimo esempio di architettura romanica.
[1] Costituite da un solo blocco di pietra
[2] Successione continua di archi a tutto sesto
[3] Decorazioni con sembianze umane
[4] Zona dell’edificio di culto in cui è situato il Presbiterio
Bibliografia:
Nicoletta Usai, Contributo allo studio dell’architettura romanica in Sardegna: la chiesa di Nostra Signora d’Itria a Maracalagonis, in ArcheoArte. Rivista elettronica di Archeologia e Arte http://archeoarte.unica.it/
Pala, Andrea & Usai, Nicoletta. 2009. L’utilizzo delle nuove tecnologie a servizio della ricerca tradizionale: il caso della chiesa e monastero di Santa Chiara ad Oristano. Dipinti e sculture lignee medievali. Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, n.s. XXVI, LXIII, 19-42.
Pala, Andrea 2012. Il tetto ligneo della chiesa romanica di Santa Maria d’Itria a Maracalagonis: elementi e decori. Porticvm. Revista d’Estudis Medievals IV, 29-46.
Vittorio Angius, voce " Maracalagonis", in Goffredo Casalis, in Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino, G. Maspero Edizione, 1842, Vol. X
Roberto Coroneo, Architettura romanica in Sardegna dal Mille al primo '300, collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1993
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