Maracalagonis, Chiesa di Santa Maria d'Itria Tra le chiese che rivelano uno stretto rapporto con le trame urbane e capaci di donare un senso di appartenenza alla comunità, la chiesa di Santa Maria d'Itria ricopre una posizione di spicco. Risalente a un periodo...
Ghilarza Chiesa San Pietro di Zuri
Narrazione:
Vi sono monumenti che sembrano nascere già destinati ad eccellere, nella storia.
Così appare la chiesa di San Pietro di Zuri a chiunque si avventuri ad apprendere le vicende che l’hanno vista come protagonista. L’ultima di tali vicende è un’ardita impresa di salvataggio: negli anni ‘20 del secolo scorso la chiesa e il paese furono infatti trasferiti dal sito originario lungo le rive del Tirso, a monte, per evitarne la sommersione a seguito della creazione del bacino artificiale del lago Omodeo.
Ma questa non è certo l’unica ragione che ne giustifichi la fama: questo edificio – costruito impiegando l’andesite rossa proveniente dalle cave dell'altopiano di Ghilarza – presenta infatti un altro elemento di eccezionalità: un'epigrafe in facciata riporta la data della sua costruzione (1291), celebra il suo costruttore (il maestro Anselmo da Como) e tramanda il nome della badessa committente (Sardinia de Lacon).
L'aula è longitudinale con tetto ligneo; l'abside, in origine era canonicamente orientata, è oggi dislocata a nord.
L'abside attuale è quella ricostruita entro il 1336: presenta una pianta semiesagonale e copertura a catino emisferico; quella originaria aveva invece pianta semicircolare. All'interno è stata ricavata una nicchia trilobata il cui pilastrino destro apparteneva in origine alla sommità della facciata.
La parte inferiore appare articolata in tre specchi da arcate a tutto sesto modanate a doppio toro e sopraccigliate. Il portale è ubicato nello specchio centrale.
Un fregio a torciglione ribatte internamente lunetta e stipiti; architravi e stipiti presentano decorazioni con figure antropomorfe e zoomorfe. La parte superiore della facciata non è quella originale, ma è stata ricostruita nel 1504.
Una bifora originaria – oggi perduta, ma di cui sono stati recuperati i resti – è stata sostituita da una finestra rettangolare in asse con il portale.
Allineato a sinistra della facciata troviamo un grande campanile a vela a doppio ordine di bifore archiacute. Il commiato da questa chiesa lascia in noi la consapevolezza di aver vissuto il privilegio di un incontro davvero straordinario.
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Bibliografia:
C. Aru, San Pietro di Zuri, Reggio Emilia, Officine Grafiche Reggiane, 1926;
R. Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 201-206;
S. Naitza, "Da qui a lì", in Almanacco di Cagliari '86, Cagliari, 1985, senza pagine;
R. Serra, La Sardegna, collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989, pp. 379-381;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 144;
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana "Patrimonio artistico italiano", Milano, Jaca Book, 2004, pp. 233-241;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari, AV, 2005, pp. 68-69.
Comune:
Indirizzo:
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