Anela, Chiesa Romanica Santa Maria di Mesumundu

Narrazione:

Allo stato attuale molte chiese si presentano isolate in siti campestri e danno l'idea di essere sentinelle del passato elette a trasmettere un antico sapere quasi dissipato nelle nebbie dell’oblio, proprio come quella di Santa Maria di Mesumundu di Anela, risalente agli inizi del XII secolo.

Come altre chiese romaniche presenti in Sardegna, la sua storia si lega a quella dell’ordine monastico camaldolese creato nel 1012 da San Romualdo.

La chiesa fu consacrata il 13 maggio 1162 da Attone, Vescovo di Castro proveniente dall’ordine camaldolese, con un atto formale testimoniato da una pergamena rinvenuta nel 1977 durante i lavori di restauro dell’altare.

Un anno dopo la consacrazione, lo stesso Attone, previa autorizzazione del Giudice turritano Barisone II de Lacon-Gunale e di Alberto, Arcivescovo di Torres, donò la chiesa di Santa Maria di Mesumundu ai monaci di Camaldoli insieme a quelle di San Giorgio di Aneletto e di San Saturnino di Usolvisi.

L’edificio, realizzato in blocchi squadrati di pietra sedimentaria di colore chiaro, si presenta a navata unica dotata di abside con copertura a capriate lignee.

La facciata, ricostruita in seguito, esibisce un profilo a capanna sormontata da un campanile a vela e portale architravato.

Unici elementi architettonici ascrivibili alla fabbrica romanica sono l'abside e i fianchi, nei quali si aprono tre monofore centinate a doppia ghiera con profilo leggermente ogivale.

Nel fianco destro, inoltre, si apre un portale architravato con arco di scarico modanato.

Nella parte centrale dell’abside, rialzata da uno zoccolo a scarpa, trova alloggio una monofora.

La chiesa di Santa Maria di Mesumundu è nota anche come chiesa della Madonna delle Rose, infatti al suo interno custodisce la copia della statua lignea cinquecentesca della Beata Vergine delle Rose, mentre l’originale si può ammirare nella chiesa parrocchiale di Anela.

Anche se rientra nel panorama dell'architettura romanica "minore", la chiesa è molto interessante per via del paesaggio circostante che la rende particolarmente affascinante

Bibliografia:

Angius, ''Sassari'', in G. Casalis Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna,XVIII, Torino, G. Maspero, 1849, p. 324, n. 5;
G. Ortu, Anela: ambiente, uomini, fatti, Ozieri, Voce del Logudoro, 1970, pp. 29-35;
G. Zanetti, I Camaldolesi in Sardegna, Cagliari, Fossataro, 1974, pp. 125-129;F. Amadu, La diocesi medioevale di Castro, Ozieri, Il Torchietto, 1984, pp. 19-24;
T. Oppes, Il Goceano, Cagliari, Edisar, 1990;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, Nuoro, Ilisso, 1993, scheda 48;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari,

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